Al XXXIII Campionato nazionale LITAB, grazie al primo posto ottenuto dal nostro maestro dâarmi Mauro Tolomei, abbiamo ricevuto il trofeo intitolato a Domenico Lippolis, balestriere della compagnia di Ventimiglia.
Curiosi di conoscerne la storia, abbiamo chiesto agli amici ventimigliesi di inviarcela, che ripubblichiamo volentieri qui di seguito.
DOMENICO LIPPOLIS detto MINGUCCIO
«Dumenega matin,
mi sun au Campu de Tiru, versu növâure, peâ deixâure tâaspeitu, che ghâĂš da faâ
caiche travaglietu». Ad ogni primavera, da quando era in pensione: «Ven a
stagiun bona, au dopusdernĂ , versu tre ure, mi vagu a faâ dui tiri, cun a
balestra antiga. Ti sai che ghe sun, fate veâ». Con queste accattivanti
premesse, Minguccio teneva unito il nucleo attivo della Compagnia Balestrieri.
«Se nuâ ti ghâĂ i de megliu, fermite a mangiĂ cun nui, se famu in cundigliun e in
bisteca insciâa grixĂ©la». Al termine della cenetta rustica, al Campo, che finiva
per essere pantagruelica, ancorché amava tenere la dispensa sempre ben fornita,
era consuetudine intavolare due mani alla âbelotaâ, nelle quali difficilmente
concedeva il benchĂ© minimo âatoutâ agli avversari.
Qualunque attrezzo mancasse, qualsiasi minuteria servisse ai balestrieri, il beneficiario della richiesta era: «Minguccio, ti ghe lâĂ i in scaupeletu, peâ purrĂ© turnĂŹme ina vereta». Quando non trascorreva mezzâora a tornire egli stesso il legno di dardo, per poi farne dono al balestriere poco intraprendente. Oppure, ricordando lâottimo apprendistato da fabbro ferraio, forniva il âbagaglioâ della Compagnia di irrinunciabili opere dâuso.
Nellâorganizzare le trasferte teneva conto dâogni minimo particolare, non dimenticando proprio nulla. Tanto che ad uno degli ultimi impegni esterni della Compagnia, quando lui stava giĂ poco bene, i nostri amici hanno dimenticato addirittura il bancaccio in magazzino. Si era fatto una bella risata quando glielâavevano raccontata, scuotendo il suo dignitoso capo canuto.
Molte delle istituzioni sorte nellâambito dellâAgosto Medievale hanno trovato in Minguccio un caparbio propugnatore. Suo Ăš stato lâembrione di quella che diventĂČ la Comitiva Medievale: infatti sollecitava continuamente lâamico taggese Tomaso, per ottenere una curata realizzazione dei tanti indispensabili costumi dâepoca.
Gli Sbandieranti e le Tamburine della Rappresentativa ricordano i suoi molteplici interventi per addolcire la loro giovanile attivitĂ , per la quale era disponibile sempre, ovunque e comunque.
Anche nella Croce Verde degli anni cinquanta, quando era stato nominato «Direttore Tecnico» per i servizi, dedicando molto del suo tempo libero, aveva predisposto un eccellente organico ed una funzionale macchina organizzativa. Come donatore di sangue aveva raggiunto il massimo dei prelievi, contribuendo anche allâallargamento della base donatoriale, in Ă©quipe con il suo caro amico Dario.
Alla fondazione del Sestiere Cuventu era stato presente, dando anche a questo sodalizio il massimo della organicitĂ , fin quando andato in pensione - preferĂŹ dedicarsi alla sua ardita balestra. Non soddisfatto del suo primo teniere, ne aveva costruito uno, migliorandone notevolmente le prestazioni, che lo portarono al secondo posto nel Torneo nazionale del 1988. Campione di maggio nel 1991, al Funtanin, e vincitore di numerosissimi Tornei.
Aveva ricevuto il suo cognome greco nascendo nel 1928 a Putignano, famosa cittĂ di Puglia, ma era giunto ancor bimbo nella sua Ventimiglia, dove il padre era venuto a sbrigare compiti di giardiniere.
A metĂ degli anni cinquanta lui stesso, che aveva seguito le orme paterne, era passato a dirigere i giardinieri comunali, organizzando un efficiente vivaio ed un efficace interventismo su aiuole ed alberi, fino ai sessantâanni della pensione, raggiunti nel 1989.
Anche Adriana Caramello, sua moglie, aveva raggiunto la pensione in quel tempo.
Ora, dal momento che, fin dal 1984 della fondazione, non poteva fare a meno di seguire Minguccio nelle trasferte della Compagnia, dotata dello specifico costume medievale che gli aveva donato; da quel momento non ha potuto fare a meno di frequentare maggiormente il Campo di Tiro, dove pranzi e cene si moltiplicavano incessantemente e lei dava una mano.
Nel marzo del 1993 Minguccio ci ha lasciati, ma sta seguendo da vicino i suoi balestrieri.